Trizan tramanda la natura creativa, proveniente da una famiglia Fiorentina, in cui il lavoro del marmo e della pietra era una tradizione quasi sacra in Toscana.
Studia architettura, viaggia all’estero per meglio capire l’arte e le civiltà.
Si stabilisce a Saint-Paul de Vence e crea un laboratorio.
Nel suo laboratorio
"Da questo blocco naturale nasce la maggior parte delle mie idee e dei miei progetti, legati alla nostra vita odierna, così da questa roccia, faccio lentamente scaturire una bozza, lavorata a lungo, poi affinata.
Il mio estro mi orienta allora nei segreti della levigatura: questo arnese meraviglioso ha la funzione di modificare, frammentare, trasformare la mia opera, che a poco a poco s’immobilizza nel tempo... Testimone di un’altra epoca... è esattamente quello che mi interessa".
È il momento in cui l‘artista riconsidera il concetto, la percezione dello sguardo sull’opera d’arte. Fa emergere una coscienza, o forse le pietre hanno un’anima? Una problematica dell’essere di fronte alla materia...
"Queste sculture volontariamente incompiute, fermate, progressivamente si cristallizzano nei meandri del pensiero, della riflessione, queste cose sfuggono a me stesso... Come se improvvisamente, la natura affascinante completasse l’opera.
Tutto questo è un gran mistero della mia vita, che non ho finito di esplorare".
